martedì 17 marzo 2009
Scoperto sulla via Flaminia il mausoleo di un patrizio romano
Una sensazionale scoperta è avvenuta in questi giorni sulla via Flamina, l'antica via consolare che collegava Roma con l'antica Ariminum, l'odierna Rimini: un mausoleo pressochè integro e completo del rivestimento marmoreo e del monumentale timpano, cosa assai rara in un contesto archeologico come quello di Roma, in cui la continuità abitativa della Città Eterna ha spesso portato ad asportazioni di vario genere dai monumenti più insigni. Il ritrovamento, avvenuto nel cantiere edile dell'immobiliarista e costruttore Bonifaci, ha messo in luce questa maestosa struttura, forse appartenente all'imperatore Macrino, dapprima prefetto del pretorio di Caracalla, poi traditore dello stesso, come spesso avviene in posizioni di elevato potere (il prefetto del pretorio era secondo solamente all'imperatore). È stata inoltre ritrovata una statua togata, forse ritratto dell'imperatore.
Le fonti narrano che nel 217 Caracalla, recandosi in Oriente per preparare una campagna militare contro i secolari nemici di Roma, i Parti, portò con sè anche Macrino. Prima di intraprendere la battaglia vera e propria, Caracalla si recò a visitare un tempio, per compiere i dovuti sacrifici e le dovute preghiere alle divinità tutelari: al suo seguito vi era anche Macrino. Nonostante le vicende siano torbide e vecchie di duemila anni, è certo che l'imperatore morì a questo punto del viaggio, e che il suo prefetto del pretorio si autoproclamò imperatore, senza peraltro ricevere la nomina dal Senato, cosa straordinaria ed avvenuta per la prima volta nella storia di Roma. Alla notizia della morte di Caracalla, i Parti ne approfittarono ed invasero i territori romani: Macrino dunque decise di trattenersi in Oriente, ma lo scontento aleggiava sia a Roma, priva del suo imperatore, sia fra le truppe legionarie, infelici a causa della recente riforma dei pagamenti che privilegiava i veterani rispetto alle reclute, promulgata proprio da Caracalla.
Alle donne dell'entourage del defunto imperatore, ovvero quello che restava della famiglia imperiale dei Severi, Giulia Mesa, sorella di Giulia Domna nonchè madre di Caracalla e le figlie Giulia Soemia Bassiana e Giulia Mamea, fu intimato di lasciare il palazzo imperiale e di far ritorno in Siria. Queste così cominciarono a complottare contro Macrino, in favore del figlio di Giulia Bassiana Eliogabalo. Nel 218 le truppe del neoimperatore usurpatore furono sconfitte in battaglia. Macrino fuggì in Asia cercando appoggio dai Parti e dal figlio, ma fu trovato e giustiziato come usurpatore. Stessa sorte toccò al figlio Diadumeniano, precedentemente nominato Cesare, ossia naturale successore del sovrano.
Da Fabio Calì è tutto. Alla prossima scoperta.
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