sabato 31 gennaio 2009

La fine del mondo è vicina?


21 Dicembre 2012.

Questa data vi dice niente? Ebbene, secondo il calendario dei Maya, una grande civiltà che riuscì, con mezzi rudimentali, a fare calcoli astronomici assai avanzati, questa data corrisponde alla fine della IV era: il calendario Maya era basato su tre cicli diversi fra loro. Il ciclo maggiore dura 5125 anni ed il 20 dicembre terminerà tale ciclo, dando luogo, a partire dal 21, ad una nuova era.


Inoltre tale data coincide perfettamente con la cosiddetta precessione degli equinozi (ovvero il cambio continuo di orientamento dell'asse terrestre rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse, fenomeno che si verifica ogni 25.800 anni e porta con sé grandi sconvolgimenti) che per alcuni segna l'inizio della New Age, ovvero l'entrata nell'età dell'Acquario.

In base a tali informazioni, sono state formulate varie ipotesi riguardanti la fine del mondo così come lo conosciamo, una radicale trasformazione, una trasformazione della quale non sappiamo se sarà positiva o negativa.
Secondo gli archeologi non vi è alcuna prova che documenti che i Maya avessero fissato il 21 dicembre 2012 come data "finale", anche perchè vi sono date anche di molto successive a questa. La fine di un ciclo per i Maya era semplicemente il motivo per compiere grandi celebrazioni e propiziarsi gli dei.

Secondo alcuni, addirittura, tale data è stata scelta dagli alieni per pianificare l'attacco o l'invasione della Terra... Fantascienza? Realtà?
Chi vivrà vedrà.

Da Calì è tutto.

giovedì 29 gennaio 2009

Attenzione al libro dei nomi dei morti


Un testo temutissimo. Diabolico. Il registro della Banca d'Italia? Il libro nero dell'alta finanza? No, il Necronomicon, un'opera che contiene un vasto numero di formule magiche per evocare i demoni ed altre forze del male e che, nella sua versione originale, pare fosse stato rilegato in pelle umana, la stessa che veniva prelevata dai corpi delle persone uccise dalla stregoneria. Un testo che fa paura a molti e la cui lettura a voce alta evocava spiriti maligni: tante, secondo la stessa storia che abbraccia le sue pagine, furono le persone che, ignorando ogni cautela, furono vittime di orribili incidenti e terrificanti coincidenze. Ecco perché del testo esistono poche copie, custodite nelle stanze di sicurezza di celebri biblioteche (tra cui quella Vaticana) e non destinato al pubblico, ma principalmente stampato per essere a disposizione dei più curiosi studiosi dell'occulto. Secondo le credenze, il libro fu opera di un arabo ritenuto folle, Abdul Alhazred, che sarebbe stato informato dei dati riportati da forze soprannaturali, e poi tradotto in inglese da un certo Olaus Wormius, messo subito al rogo. L'altra strada battuta, invece, riguarda il narratore Howard Philips Lovecraft, scrittore di un gran numero di romanzi, liriche, racconti e saggi nell'ambito del fantastico e dell'orrore che ad oggi è divenuto un vero caso letterario, tra l'altro considerato non solo il padre del Necronomicon, frutto della sua fervida fantasia, ma anche la causa di sterminate influenze sulla narrativa soprannaturale mondiale. Che sia stato davvero lui ad immagianre il testo o, come molti altri ipotizzano, che si sia ispirato ad un vecchio manoscritto probabilmente in suo possesso, non ci è concesso sapere. L'unica cosa che possiamo affermare con chiarezza è che se fosse vera la seconda ipotesi, il libro non sarebeb stato il frutto di un immaginario fervido, prolifico e straordinariamente fantasioso, ma realmente esistito. Non sappiamo se esista o se sia mai esistita una verità univoca ed assoluta al riguardo, ma il Necronomicon è un testo che spaventa al solo nominarlo, figurarsi a leggerlo o a pronunciare le formule trascritte. La magia contenuta nelle sue pagine oscure era siuramente maligna, intenta ad evocare spiriti dannati e demoni malvagi. Approfondire la questione a molti può sembrare un'avventura, ma gli studiosi più lucidi avvicinano l'esperienza più all'incubo che ad un viaggio conoscitivo. Meglio dunque, almeno per il momento, non andare avanti, ma guardare a passare oltre. Almeno noi, mettiamoci in banca.

Da Calì per ora è tutto.

mercoledì 28 gennaio 2009

FABIO CALI' CERCATORE DI RICERCHE 5: Sudan... sacrifici umani?


Fabio Calì sa anche far paura.
Soprattutto se parla di sacrifici umani! Pratica barbara? Pratica necessaria?
Da sempre i sacrifici umani ci hanno lasciati perplessi circa il grado di umanità della nostra specie - perdonate la tautologia -, un tipo di rito che la nostra cultura occidentale, "infusa" di carità cristiana e buoni precetti, non può comprendere, ma in tempi remoti civiltà avanzate come quella di Sumer, quella Cinese o le civiltà Precolombiane la praticavano: un aspetto da non collegare erroneamente con il grado di civilizzazione raggiunto, bensì con le concezioni religiose di un popolo. A Kerma, il primo Regno africano che storicamente conosciamo, tale pratica subisce uno sviluppo progressivo. Terreno favorito per studiare quest'ambito culturale sono i contesti funerari: nelle epoche antiche fino al periodo medio di Kerma possiamo trovare inumazioni di personaggi aristocratici circondati da individui "secondari", donne e bambini in particolare. Nella tomna CE 13-125 del periodo Medio di Kerma è stato ritrovato il corpo di un uomo sulla sessantina (a cui appartiene la sepoltura), attorniato da 5 infanti di un'età compresa fra i due ed i dodici anni. A partire dal periodo cosiddetto classico di Kerma tale rito assume i connotati di un qualcosa che potrebbe turbarci profondamente, ma che in realtà esprime la crescente potenza dei Re, potenza che si palesa anche nelle sepolture, che arrivano ad avere fino a 100 m di diametro. Nella tomba KX, nella quale è stato ritrovato l'ultimo Re di Kerma, l'archeologo Georges Resiner nel 1914 vi ritrovò all'incirca 332 persone sacrificate, ripartite negli ampi corridoio della tomba in modo regolare: guerrieri con la mano ancora serrata attorno all'elsa della spada, con amuleti eburnei, segno di coraggio in battaglia e di dedizione nei confronti del sovrano. Tuttavia, la maggior parte degli individui sacrificati erano, ancora una volta, donne e bambini, in abiti cerimoniali per affrontare l'ultimo viaggio. Pare che le vittime, in base al ritrovamento di un corpo ben conservato, fossero seppellite vive dagli operai che si occupavano dell'erezione del sepolcro, con il capo protetto da una pelle.

Tale pratica poi fu (fortunatamente?) sostituita, in tempi più recenti da statuette ricoperte di formule magiche e amuleti di varia foggia:
i 1500 oushebitiou (statuette) del re Senkamanisken (620 a.C. circa), ritrovati nella sua piramide di Nuri vicino Napata, sembrano essere altrettante vite risparmiate.
Ad ogni modo una storia inquietante, non trovate? Secondo Fabio Calì meritava un'indagine. Eccola qui.