sabato 7 febbraio 2009

Il mistero di Canossa


Più di 10 anni fa, a Canossa, fu avvistato un oggetto volante di piccole dimensioni che stazionava su un campo di erba medica. L'unico testimone di questo singolare incontro fu un contadino, che dopo quella sera cambiò profondamente.

Giorgio Pattera, del Centro Galileo di Parma, si precipitò sul posto per osservare le eventuali tracce lasciate dall'oggetto:
"Uno spettacolo incredibile quello che mi sono trovato davanti appena giunto sul luogo: in un punto del campo l’erba era gialla, come se una potente fonte di energia avesse interrotto il processo di sintesi clorofilliana".

Il contadino testimone dell'evento invece racconta:
"Ho visto un oggetto metallico sul mio campo – ha raccontato il testimone – era sospeso ed immobile, ma vibrava". Mentre mi avvicinavo, in un attimo ha preso il volo con una velocità senza precedenti ed è scomparso".

Inoltre il villico ha notato, nella parte superiore del corpo, una sorta di cupola semitrasparente, con qualcosa dentro. Dopo aver preso parte a questa esperienza, ha sofferto di gravi problemi di insonnia, nonchè cardiaci. Subì inoltre un drastico cambio di personalità, come riferì la moglie.

Gli Alieni ci osservano, cerchiamo di osservarli anche noi la prossima volta.

Da Calì è tutto anche questa volta. Attenti ai traumi!

venerdì 6 febbraio 2009

Il mistero della scrittura vinciana


Fabio Calì torna a parlare del grande personaggio che visse e lavorò molto a Milano, Leonardo Da Vinci.
A diffidare della natura delle cose, spesso, si perdono i dettagli più preziosi. Ma se i dubbi che ci poniamo nascono dalle parole dette, scritte e nascoste di una delle menti straordinarie di tutti i tempi, dove inizia e dove finisce il mistero? Leonardo da Vinci scriveva con la mancina e da sinistra verso destra. Non che non fosse capace di scrivere con la consuetudinaria mano e dal verso giusto, ma all'epoca il mancinismo corretto ed il suo vizio, più che stilistico, denuncerebbe la mancanza di studi regolari. Ha ampiamente dimostrato di saper scrivere da sinistra verso destra, ma questo capovolgimento non può che avere una sua plausibile spiegazione. Molti sono gli autori che hanno utilizzato la scrittura speculare affinché le parole potessero essere lette solo di fronte ad uno specchio, ma se per molti si trattava di un gioco o di un vezzo capriccioso, per il Maestro significava occultare con saggezza e metodo le proprie formule e mantenere il completo segreto sui suoi appunti. Ovviamente per occultare gli scritti non bastava capovolgere la direzione, ma confondere ulteriormente le idee al curioso lettore che si ostinava ad addentrarsi in sentieri pericolosi. Così Leonardo seminò i suoi appunti di anagrammi ed altri sottili stratagemmi per allontanare gli occhi indiscreti e le lingue più sciolte. Tralasciando la moda lanciato da uno dei più grandi campioni cinematografici d'incassi al botteghino che prometteva di far luce sul codice occultato dal grande Maestro, non possiamo che elogiare questa sua straordinaria tenacia nell'avventurarsi per mondi tenebrosi e la conseguente determinazione a far scomparire dal suolo calpestato qualsiasi sua traccia. Un uomo che voleva rendersi invisibile oltre ogni limite, nonostante la sua autorevolezza e il suo spessore sono sopravvissuti alla sua stessa morte. Come faceva a passare inosservato un uomo che già nel '500 pare che adoperasse un prototipo di penna stilografica, da lui stesso progettato, al posto della più comune e scontata penna d'oca? Come non inerpicarsi per i sentieri misteriosi che l'artista ha tentato di nascondere per una vita intera? E come non appassionarsi ai miti che ha creato tanta sapienza, come non andare a saccheggiare le sue tele a caccia di indizi, come resistere al suo fascino? A questo punto, credo sia questa la risposta più difficile da fornire.

A presto dal vostro caro Calì.

mercoledì 4 febbraio 2009

Il Periplus Maris Erythraei


Fabio Calì questa volta vi porta in giro per i mari. La sua (e la vostra) sarà una fuga dal mondo della corruzione e del qualunquismo, via da ogni legame con la vita truffatrice e colpevole.
Una fonte assai importante per conoscere le rotte marittime, durante il periodio tardo-imperiale romano, dal Vicino all'Estremo Oriente è il cosiddetto Periplus Maris Erythraei, un'opera anonima assai affascinante, forse scritta fra il 40 ed il 70 d. C. e conservata in un unico manoscritto nell'Università di Heidelberg.

Per i Greci ed i Romani il Mare Eritreo indicava lo spazio marittimo che si estendeva fra l'Africa e l'India: questo mare possedeva due golfi, il sinus arabicus, ovvero il Mar Rosso, ed il sinus persicus, il Golfo Arabo-Persico. Il Periplo (lett. "circumnavigazione" ) è dunque la descrizione in greco di un lungo viaggio per mare, dal Mar Rosso fino all'India, un buon manuale di navigazione e di commercio, utile ai mercanti, redatto da un testimone oculare.

Il viaggio partiva dal porto di Myos Hormos (l'attuale el Quseir in Egitto) sul Mar Rosso e, dopo diverse tappe, giungeva allo stretto di Bab el Mandeb (nello Yemen): qui si poteva scegliere la rotta che toccava i porti indiani dopo una lunga navigazione costiera, e quella che conduceva all'India sfruttando i monsoni, con una navigazione d'altura. Quest'ultima, oltre ad abbreviare i tempi del viaggio, consentiva di evitare sia i pirati che costituivano il pericolo maggiore dei percorsi marittimi, sia gli inospitali e difficili approdi dell'Arabia meridionale.

Il testo del Periplo fotnisce puntuali annotazioni sullo svolgimento e le tappe del traffico commerciale marittimo, indicazioni precise sui prodotti di scambio nei diversi porti e rimane la fonte primaria per stabilire il ruolo che i porti arabici hanno svolto nello sviluppo economico della regione durante il I secolo d. C. .

Da Calì che si va a fare un Periplo, è tutto.

lunedì 2 febbraio 2009

Malleus Maleficarum, tra streghe e torture


Ultimamente mi interesso molto di stregoneria. E' una banca sempre piena di sorprese, una fonte inesauribile di cui a Fabio Calì ogni tanto piace sentirsi padrone.

Durante il XVI e il XVII secolo, tanti furono i manuali per cacciatori di streghe che circolavano in Europa, ma fra tutti il Malleus Maleficarum fu certamente il più popolare e conosciuto. A scriverlo furono Jacob Sprenger e Heinrich Kramer, due frati tedeschi e persecutori di eretici. Ciò che ruota intorno a queste pagine diventa ad ogni parola più terrificante e disgustosamente spaventoso. Il Malleus forniva una base ed una garanzia teologica alle più grottesche superstizioni e condusse migliaia di innocenti, specialmente donne, alla tortura e alla morte. C'è da sapere, prima di continuare a leggere, che alle donne si attribuiva un forte potenziale ed un forte influsso sulla sessualità e che spesso le si considerava responsabili in prima persona di causare impotenza, sterilità ed infatuazioni inopportune. Per cementare e fissare stabilmente il loro patto con il diavolo, venivano obbligate spesso non solo ad avere rapporti di natura sessuale con lui, ma persino a mangiare bambini e a realizzare unguenti con i loro resti. Dopo aver stipulato il patto solenne, ogni gesto magico della strega rappresentava un chiaro segnale per il demonio, sempre a sua disposizione, che faceva accadere l'evento richiesto ed evocato. Ogni strega accusata di malefici e prodigi maligni veniva solitamente torturata finché non sopragiungeva la confessione e sebbene il testo raccomandasse che la dichiarazione venisse estorta con promesse di clemenza, questa era l'unica parte del Malleus ad essere regolarmente disattesa. Ci troviamo di fronte ad uno dei testi più spregevoli della storia dell'umanità che non ha solo comportato un gran numero di adepti e sacrificatori, ma ancor più numerose vittime sacrificali e sacrificate in nome di non si sa quale giustizia ultraumana. Le donne torturate terribilmente e poi definitivamente uccise furono davvero moltissime, ma ad essere atroce non fu tanto l'eliminazione fisica, quanto piuttosto la sofferenza ed il dolore estorti in nome di una verità ambigua, falsificata e corrotta. Come al solito l'uomo nel corso della sua storia non ha soltanto prodotto opere per comprendere la natura intorno a sé ed i processi che non conosce in questa vita, ma anche per distruggere tutto ciò che lo circonda nel nome di convinzioni assurde e quantomai sanguinarie. Se è mai esistita una strega, fu sicuramente quella che spinse a scrivere testi del genere e a compiere atti tanto abominevoli.

Anche per oggi da Calì è tutto.

domenica 1 febbraio 2009

FABIO CALI' CERCATORE DI RICERCHE 6: L'uomo del futuro sarà piccolo


Stavolta andiamo alla scoperta del nostro futuro, di come il mondo frenetico di oggi, tra il troppo stress e il surriscaldamento, ci porterà a rimpicciolire la nostra stazza. Secondo Fabio Calì l'uomo smetterà d'essere a capo della filiera, non farà più paura a nessuno.
Ma ecco l'opinione di certi scienziati. Contrariamente al cliché ormai comune e saldamente collaudato secondo cui la grandezza corrisponderebbe a forza e resistenza, l'uomo del futuro sarà piccolo. E con lui anche le altre specie animali. Come hanno dichiarato gli stessi ricercatori dell'università californiana di San Diego che hanno avanzato l'ipotesi in uno studio sulle dinamiche evolutive corporee, è piuttosto complicato definire e delineare con esattezza un modello predittivo della futura taglia della specie poiché il campo è difficile da analizzare ed in gioco ci sono troppi fattori che rimetterebbero in discussione alcuni dettami scientifici accreditati. Fattori non solo di ordine fisiologico, ma anche biologico e soprattutto ecologico che spingerebbero a riconsiderare gran parte delle regole a cui i ricercatori sono abituati. Pensiamo alla regola di Cobe, ad esempio, quella secondo la quale un corpo di grandi dimensioni è necessariamente dotato di straordinaria forza e resistenza, pertanto più adattato alla sopravvivenza. Ecco, questa sarebbe una delle norme subito smentite dalla recente scoperta che dimostrerebbe l'esatto contrario: in natura, osservando la distribuzione di frequenza delle dimensioni corporee delle specie all'interno dei gruppi più grandi, si nota subito una schiacciante prevalenza dell piccole dimensioni sulle grandi. Il motivo sarebbe da ricercare nello sfruttamento intensivo delle risorse da parte dell'uomo, impegnato in pratiche ed attività piuttosto selettive dal punto di vista della taglia come la caccia e la pesca. Scegliendo gli esemplari più grandi, l'uomo razzierebbe gli ecosistemi, contrariamente alle conseguenze del surriscaldamento globale che invece potrebbe rinforzare la tendenza alle piccole misure. Anche umane. Se pensiamo che le specie che abitano gli spazi più caldi sono più piccole, ogni dubbio ci abbandona. Sulle sorti future dell'uomo c'è solo da sperare, ma sulle sue dimensioni, sulla sua taglia e sul suo presunto avvenire minuto causato da questioni di adattamento climatico, c'è solo da aspettare.

Da Calì per ora è tutto.