sabato 7 marzo 2009

FABIO CALIì CERCATORE DI RICERCHE 10: San Galgano


La figura Galgano Guidotti (1148-1181) è avvolta in un alone di mistero e simbologia a noi poco decifrabili. Nato a Chiusdino (nel senese), fu, sin da piccolo, destinato ad una vita da guerriero, a cui si dedico in un primo momento. Ma stancatosi di soprusi, violenze e stupri, decise di convertirsi e ritirarsi a vita eremitica, pur sempre restando un cavaliere, stavolta votato a Dio: gli apparve infatti San Michele Arcangelo che invitò Galgano a seguirlo. Il cavaliere attraversò un lungo ponte sovrastante un fiume ed un mulino, simbolo della caducità dei beni materiali. Attraversato il ponte, raggiunse Montesiepi, dove vide un edificio rotondo ed i dodici apostoli: proprio qui ebbe la visione di Dio e decise di convertirsi. Durante i suoi spostamenti il cavallo rifiutò di proseguire e Galgano, pregando intensamente il Signore, arrivò nuovamente a Montesiepi, questa volta il cavallo lo condusse senza indugio, a briglie sciolte. Qui, non avendo del legname per farne una croce, ne creò una infiggendo la propria spada nella roccia, trasformando il suo mantello in saio. Una voce, nel frattempo, lo invitò a fare di Montesiepi il luogo dove avrebbe passato il resto della sua vita: cominciò così la vita da eremita, condotta nutrendosi di erbe e dormendo in terra, sconfiggendo più volte il diavolo che lo tentava e cercava di dissuaderlo dal suo elevato proposito.

Un giorno che Galgano era assente, in visita alle basiliche romane, degli invidiosi cercarono di estrarre la spada nella roccia e, non riuscendovi, la spezzarono: Dio li punì tutti e tre e solo uno, invocando Galgano, ebbe salva la vita. Galgano, una volta tornato, trovò la spada spezzata, e Dio, per consolarlo, gliela fece miracolosamente ricomporre.

L'eremita costruì poi un romitorio dove passò il resto dei suoi giorni, fino alla morte, annunciatagli da Dio in una luce immensa.

La figura di Galgano rappresenta palesemente il travaglio iniziatico, la lotta di quest'uomo contro i propri bassi istinti, che riesce poi a scavalcare, e la spada, da strumento di morte, diviene strumento di pace.

L'alone di mistero che circola attorno a questi luoghi, dove in seguito fu costruita anche un'abbazia di cui restano delle maestosa vestigia (Abbazia di San Galgano, che segna l'inizio del Gotico in Toscana), richiama alla mente anche la presenza dei cavalieri Templari, che in questi luoghi si diedero alla ricerca del Santo Graal, sempre presente in ogni bella leggenda medioevale.

Da Fabio Calì anche per oggi è tutto.

venerdì 6 marzo 2009

Sandrone, il nostro antenato tropicale


L'oreopiteco, "l'unico sopravvissuto dell'Europa tropicale", è oggi considerato un ominoide fossile endemico del Miocene superiore, periodo che come sappiamo va da dieci a cinque milioni di anni fa. Sembra un esemplare a noi lontanissimo, quasi sconosciuto, oltretutto se pensiamo a lui come l'ominide più simile all'orango che popolava il nostro continente quando ancora era tropicale, ma ad analizzare gli ultimi dati raccolti si rivela più vicino di quanto pensiamo. Gli ultimi esemplari del primate sarebbero venuti alla luce 50 anni fa in provincia di Sassari e vicino Grosseto: un bipede dalle zampe corte e l'alluce alquanto distaccato dal resto del piede che rendeva la sua andatura piuttosto incerta ed altalenante, con una testa minuta, due grandi occhi e grandi mani con cui si procurava il cibo, sostanzialmente foglie e bacche. La sua dieta a base di vegetali è confermata dalla recente analisi dei denti con l'apparecchiatura per la luce di sincrotrone di Grenoble: il risultato? Canini molto corti e dentatura quasi dall'aspetto collinare, per niente simile a quella di un qualsiasi animale carnivoro. Sandrone è esattamente il nome che i minatori di Baccinello, collaboratori dei lavori di recupero nelle cave di lignite in cui l'esemplare di un metro e dieci venne trovato, e questo ennesimo rappresentante di un gruppo piuttosto ampio di scimmie antropomorfe sembra davvero essere l'ultimo abitante di quella che fu l'Europa Tropicale. Diffusione a parte, l'oreopiteco fu un animale straordinario, unico, di cui sappiamo ancora molto poco ma che rappresenta la specie chiave per accedere alle fasi più ancestrali della nostra lunga, lunghissima evoluzione.

Calì vi saluta e vi dà appuntamento alla prossima scoperta.

giovedì 5 marzo 2009

Philadelphia experiment: scienza o fantascienza?



C'è chi è convinto del complotto chiamandolo Project Rainbow e chi sostiene fermamente che non sia assolutamente da considerare una semplice leggenda. Anzi, molto di più. Quello di Philadelphia, è un esperimento segreto che la US Navy avrebbe condotto il 28 ottobre 1943 nei Philadelphia Naval Yards in Pennsylvania e che, grazie all'utilizzo di potentissimi magneti, avrebbe fatto scomparire una nave da guerra nel porto per farla poi rinvenire a Norfolk, distante diverse centinaia di chilometri dal luogo d'origine. La teoria di base per sperimentare un innovativo e geniale sistema di creazione di un campo d'invisibilità coordinato dal dott. Franklin Reno, è quella einsteiniana del campo unificato che presuppone una reciproca relazione delle forze comprendenti gravità e radiazione elettromagnetica. Il risultato sarebbe stato ottenuto tramite la generazione di un potente campo magnetico che avrebbe curvato la luce riflessa dalla nave, allestita con tre generatori di alta potenza e rendendola di fatto invisibile. E' stato poi detto che un test era stato effettuato soltanto sei giorni prima causando nausee all'intero equipaggio e che in seguito all'esperimento alcuni membri avrebbero sviluppato gravi malattie mentali, che altri sarebbero stati trovati parzialemnte fusi col metallo del ponte e che altri ancora sarebbero addirittura completamente svaniti nel nulla. In realtà la leggenda nasce per mano di Morris K. Jessup, astronomo americano dilettante e scrittore di numerosi testi sugli UFO, che affermò di aver ricevuto tre lettere di Carlos Miguel Allende in cui citava espressamente l'esperimento in causa e confessava la scomparsa di alcuni partecipanti. Il seguito è piuttosto controverso perché pare che alla richiesta di approfondimento del ricevente, Allende abbia dichiarato di aver dimenticato ogni cosa e di poterla recuperare solo tramite ipnosi. I contatti tra i due sembrano interrompersi a questo punto della storia, ma è proprio da questo momento in poi che la diffusione della notizia e lo straordinario numero di pubblicazioni che ne seguì si accanirono su questo singolare e presunto accadimento. Partendo dal presupposto che ad oggi non esistono fonti controllabili sulla vicenda in questione, vanno comunque ricordati alcuni episodi. Durante una conferenza un certo Al Bielek non solo confermò l'avvenuto esperimento, ma si presentò come uno dei membri sopravvissuti dell'equipaggio. Solo dopo un'attenta verifica, emerse che non solo Bielek non era a Philadelphia quel giorno, ma che aveva tentato più volte di esporsi con affermazioni mendaci per supportare le proprie teorie. Da altre ricerche è venuto alla luce il nome di Allende ed è stato accostato ad un certo Carl Meredith Allen, studioso americano vittima di gravi disturbi mentali e preda di numerose allucinazioni. Inoltre in occasione di un incontro tra veterani dell'equipaggio della Eldrige, non avrebbe mai sofferto di sparizioni nel nulla di componenti del suo valido e fedele equipaggio. Senza contare che secondo il diario di bordo, la nave sotto inchiesta, precisamente la SS Andrew Furuseth, si trovava in crociera nel Mar Mediterraneo e ci sarebbe rimasta fino al gennaio dell'anno seguente. Ovviamente di fronte a tanti riscontri sembra che l'esperimento non sia mai avvenuto o che, a volerci davvero credere, sia esistito soltanto nella mente fantasiosa ma corrotta di fanatici in cerca di gloria e di singolari personaggi in preda a fatali percezioni illusorie.

E anche per Calì è il momento di sparire. Alla prossima miei cari lettori.

mercoledì 4 marzo 2009

L'allineamento magnetico delle mucche



Pnas ha appena lanciato una bomba...animale. Secondo la rivista ufficiale della U.S. National Academy of Sciences, infatti, le mucche sarebbero dotate di una sorta di bussola corporea interna, in base e grazie alla quale sarebbero in grado di pascolare e di riposare rivolte esattamente nel verso del campo magnetico terrestre. La loro propensione ad assumere un'omogenea posizione era già nota, ma finora, collegata soltanto a fenomeni di tipo atmosferico, non magnetico. Ad ogni modo l'ipotesi sarebbe stata smentita categoricamente dalle informazioni raccolte, pensate, su Google Earth. Ben 11000 capi di bestiame presi come oggetto di studio, infatti, avrebbero dimostrato un'allineamento da parte dell'asse del corpo delle mandrie verso il Nord o il Sud magnetico. Siamo abituati a ricerche smentite, poi riconfermate, poi nuovamente negate. Ma su questo studio sulle mucche e su una loro presunta bussola interna, c'è davvero da discutere. Un argomento certamente insolito ma ugualmente interessante per tutti coloro che vogliono entrare nei meandri più singolari della scienza: una disciplina da cui, si sa, possiamo ormai davvero aspettarci di tutto. Persino una mandria di mucche dotata di bussola interna di serie. L'optional? L'allineamento al campo magnetico, da scegliere nelle varianti terrestre, Nord e Sud.

Alla prossima curiosità scientifica dal vostro Calì

martedì 3 marzo 2009

L'asteroide che potrebbe far luce sulle comete


L'inzio sembra ai limiti dello straordinario, la fine sottolinea le grandiose potenzialità della scoperta. Un gruppo composto da astronomi canadesi, americani e francesi armati del telescopio Canada-France-Hawaii ha scoperto di recente un singolare asteroide la cui sensazionale orbita potrebbe davvero far luce sull'origine delle comete. La notizia, tra l'altro seguita da osservazioni di conferma in Arizona e in Cile, appena è stata annunciata dal Consiglio nazionale delle ricerche del Canada, ha fatto il giro del mondo ed il nome dell'asteroide, 2008 KV42, è entrato nelle conversazioni quotidiane di esperti, appassionati ed addetti ai lavori. La sua bizzarra orbita, tra l'altro inversa intorno al sole, lascerebbe pensare che l'asteroide avrebbe potuto essere attirato dalla nube di Oort, ipotetica sfera che circonderebbe il nostro sistema solare a grande distanza e che conterrebbe addirittura miliardi di comete, proprio all'interno del nostro sistema. Questa sensazionale scoperta pertanto, non solo potrebbe finalmente indicarci il modo in cui le comete riescono ad attraversare la nube per poi trasformarsi in oggetti del tutto simili alla celebre cometa di Halley, ma rappresenterebbe il presunto anello mancante fra la nube di Oort interna e tutte le altre comete di cui abbiamo sentito parlare e di cui sentiremo ancora parlare per molto, molto tempo. La scoperta di 2008 KV42 è il primo oggetto conosciuto della regione di Oort a possedere un'orbita retrograda, perciò inversa, e potrebbe davvero rimettere in discussione e gettare nuova luce su molti dati che possediamo sul nostro sistema solare. Il cielo, a quanto pare, ci riserva sempre nuove sorprese. Cosa avrà in serbo per il futuro?

Lo saprete continuando a seguire il vostro Calì che per il momento vi saluta.

lunedì 2 marzo 2009

Splendor Solis, scrigno dell'alchimia


Immaginiamo di possedere un'antica libreria dove sui suoi polverosi scaffali troneggino testi magici colmi di segreti e codici da decifrare. Tra questi non dovrebbe assolutamente mancare il celebre Splendor Solis, manoscritto alchemico risalente al XVI secolo attualmente custodito presso il Museo Prussiano Statale di Berlino. Un testo caratterizzato da ben ventidue raffigurazioni, un numero che ricorre anche negli arcani maggiori dei tarocchi e nelle lettere ebraiche. Le illustrazioni sono esattamente disegnate su fogli di pergamena (il cosiddetto vellum) ottenuti con pelli di vitello o di pecora, bordati totalmente in oro e piuttosto resistenti al tempo e alle varie correzioni. Le copie si sono moltiplicate nel corso del tempo ed alcune di esse, seppur di epoca più tarda rispetto all'originale ma altrettanto belle, suggestive e di pregevole fattura, sono attualmente custodite nelle capitali di Parigi e Londra. Ma di cosa tratta esattamente questo manoscritto misterioso? In realtà le simbologie presenti nello Splendor Solis esprimono chiaramente la natura e lo sviluppo di vari processi alchemici, dalla morte alchemica alla rinascita del grande Re. Sono facilmente individuabili anche sette ampolle, ciascuna associata ad uno specifico pianeta del nostro sistema solare, in cui gli animali collegati al Re e alla regina, subiscono evidenti trasformazioni. Come accade per qualsiasi altro testo rivestito da un'aura di grande fascino e mistero, anche per lo Splendor Solis l'origine e la paternità dell'opera risultano più che incerti, improbabili da definire con assoluta certezza. La tesi più accreditata è che a produrlo sia stato il leggendario insegnante di paracelso, Salomone Trismosin, ma niente può davvero illuminare completamente la strada su cui un manoscritto del genere si è mosso finora. Alla luce della simbologia rilevata e più o meno totalmente chiarita, lo Splendor Solis risulta molto interessante non solo dal punto di vista formale o contenutistico, ma fondamentale dal punto di vista storico poiché getta una luce nuova su processi anticamente molto diffusi e su una pratica, quella alchemica, di cui molti facevano uso e che ancora oggi ci appare come un'attività pregna di misteri ancestrali e credenze quasi extraumane. Nessuno è in grado di resistere al fascino che l'alchimia ha sempre esercitato sugli uomini, neanche la modernità che ancora oggi continua ad analizzarla e a studiarla in laboratorio.

E anche oggi come per magia, Calì vi saluta e scompare.

domenica 1 marzo 2009

Il serpente a sonagli che ispirò i Maya


Di uomini terrorizzati e fuggiti alla vista di un serpente più o meno lungo e più o meno pericoloso, ne ho visti davvero tanti. Ma quando mi sono trovato con un gruppo di collaboratori in America di fronte al re dei rettili, il grande serpente a sonagli, ho capito perché fosse l'animale tanto venerato dall'antico popolo Maya. Il culto di questa specie appartenente alla famiglia dei Viperini è alla radice della religione di questa civiltà che adorava i disegni presenti sulla pelle dell'animale, diversi da qualsiasi altra specie di serpente. Ad interessarli particolarmente pare che fossero i rombi e i quadri intrecciati sul dorso della vipera Cascabel, pericolosissima specie estremamente diffusa nel centro e nel sud dell'America, che tra l'altro avrebbe ispirato la soluzione a molti problemi di carattere logico e soprattutto logistico. Studi recenti ed approfondimenti di grande attualità avrebbero riscontrato che molti edifici Maya, tra cui quelli della città di Uxmal, fondata intorno al VI secolo d.C. nella penisola dello Yucatan ed ora uno dei siti archeologici più visitati ed interessanti di tutto il Messico, vennero costruiti sulla base dello schema riprodotto sulla pelle dell'animale. I Maya avrebbero sfruttato il disegno centrale, il Canamayté, costituito da riquadri singoli intrecciati, adoperandolo nell'architettura e come modello matematico. Sarebbe stato proprio questa raffigurazione ad ispirare le piramidi Maya con la celebre scala che scende dal centro. Neanche a dirlo che l'animale fu subito proclamato sacro e considerato maestro di scienza, saggezza e geometria. Cascabel a parte, i Maya hanno sempre prediletto gli Ahau Can, ovvero i serpenti a sonagli, differenti da qualsiasi altra specie e consiglieri di fregi e modelli architettonici più prolifici di qualsiasi altro rettile. Addirittura lo schema sarebbe stato riprodotto non solo sugli edifici, ma anche su vari utensili, oggetti d'arte e persino sui ricami dei costumi dei contadini di allora. Quello del Cascabel è un simbolo estremamente ricco di fascino e storia la cui ricchezza venne applicata dai grandi costruttori Maya in molti ambiti della vita quotidiana. Ne subirono completamente il fascino ed ancora oggi, a parlare dell'eredità che ci hanno lasicato in dono, è lo straordinario spirito del Gran Signore Serpente.

Per ora da Calì è tutto.