mercoledì 28 gennaio 2009

FABIO CALI' CERCATORE DI RICERCHE 5: Sudan... sacrifici umani?


Fabio Calì sa anche far paura.
Soprattutto se parla di sacrifici umani! Pratica barbara? Pratica necessaria?
Da sempre i sacrifici umani ci hanno lasciati perplessi circa il grado di umanità della nostra specie - perdonate la tautologia -, un tipo di rito che la nostra cultura occidentale, "infusa" di carità cristiana e buoni precetti, non può comprendere, ma in tempi remoti civiltà avanzate come quella di Sumer, quella Cinese o le civiltà Precolombiane la praticavano: un aspetto da non collegare erroneamente con il grado di civilizzazione raggiunto, bensì con le concezioni religiose di un popolo. A Kerma, il primo Regno africano che storicamente conosciamo, tale pratica subisce uno sviluppo progressivo. Terreno favorito per studiare quest'ambito culturale sono i contesti funerari: nelle epoche antiche fino al periodo medio di Kerma possiamo trovare inumazioni di personaggi aristocratici circondati da individui "secondari", donne e bambini in particolare. Nella tomna CE 13-125 del periodo Medio di Kerma è stato ritrovato il corpo di un uomo sulla sessantina (a cui appartiene la sepoltura), attorniato da 5 infanti di un'età compresa fra i due ed i dodici anni. A partire dal periodo cosiddetto classico di Kerma tale rito assume i connotati di un qualcosa che potrebbe turbarci profondamente, ma che in realtà esprime la crescente potenza dei Re, potenza che si palesa anche nelle sepolture, che arrivano ad avere fino a 100 m di diametro. Nella tomba KX, nella quale è stato ritrovato l'ultimo Re di Kerma, l'archeologo Georges Resiner nel 1914 vi ritrovò all'incirca 332 persone sacrificate, ripartite negli ampi corridoio della tomba in modo regolare: guerrieri con la mano ancora serrata attorno all'elsa della spada, con amuleti eburnei, segno di coraggio in battaglia e di dedizione nei confronti del sovrano. Tuttavia, la maggior parte degli individui sacrificati erano, ancora una volta, donne e bambini, in abiti cerimoniali per affrontare l'ultimo viaggio. Pare che le vittime, in base al ritrovamento di un corpo ben conservato, fossero seppellite vive dagli operai che si occupavano dell'erezione del sepolcro, con il capo protetto da una pelle.

Tale pratica poi fu (fortunatamente?) sostituita, in tempi più recenti da statuette ricoperte di formule magiche e amuleti di varia foggia:
i 1500 oushebitiou (statuette) del re Senkamanisken (620 a.C. circa), ritrovati nella sua piramide di Nuri vicino Napata, sembrano essere altrettante vite risparmiate.
Ad ogni modo una storia inquietante, non trovate? Secondo Fabio Calì meritava un'indagine. Eccola qui.

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