venerdì 23 gennaio 2009

Clavicula Salomonis, il gioiello del Mediterraneo magico


In questi giorni siamo in vena di misteri. La banca dati di Fabio Calì vi apre di nuovo la porta, questa volta per un viaggio nello spiritismo e nella magia.
Niente di inventato, stavolta, nessuna truffa, Calì nella storia del furto di opere d'arte ci ha sempre creduto.

Clavicula Salomonis, certamente è il trattato magico più conosciuto e diffuso in tutta l'area del Mediterraneo e con altrettanta sicurezza possiamo stabilire che la cosiddetta Clavicula Salomonis è uno dei misteri più affascinanti di fronte al quale l'uomo si sia mai trovato. La sua popolarità è anche dovuta al fatto che si tratta di un vero e proprio manuale pratico di magia che segue ed accompagna passo dopo passo l'aspirante mago, ancora principiante ma desideroso d'imparare. Pertanto descrive accuratamente le modalità con cui preparare se stesso ed il proprio spirito, gli strumenti da utilizzare nelle pratiche magiche, quali formule impiegare, cosa domandare e come conversare con gli spiriti evocati e soprattutto di quali sigilli e simboli premunirsi per autodifendersi.

Le origini di questo straordinario testo sono davvero antichissime. Pensiamo soltanto che molti dei rituali e delle cerimonie narrate sono assai simili a quelli praticati dagli ebrei, dai caldei e dai babilonesi. Nonostante questa somiglianza, la paternità del testo attribuita al grande re Salomone è senza dubbio da considerare leggendaria. La prima citazione attestata dell'opera risale al primo secolo d.C. quando a parlarne fu lo storico ebreo Giuseppe Flavio; a seguire molti furono i personaggi che ne ripresero formule e parole, addirittura attribuendole ad un certo Aronne Isacco, mago di corte di Manuele I Comneno, imperatore di Bisanzio, che a sua volta le aveva tratte da un antichissimo testo, probabilmente proprio la Clavicula Salomonis.

Non dobbiamo dimenticare che questo manoscritto vanta e conta numerose copie in differenti lingue, dal tedesco all'inglese, dall'italiano al francese. La maggiroparte delle redazioni è conservata tuttora al londinese British Museum e nella Biblioteca dell'Arsenale di Parigi, ma molte sono le versioni che fanno parte di altre biblioteche sparse in tutto il globo o di altrettanto varie collezioni private. Proibita nel 1559 dall'Inquisizione per il suo carattere diabolico ed evocatorio (tra le pagine è presente un Pentacolo in grado di forzare gli spiriti refrattari ad apparire e che, mostrandolo, li costringeva a presentarsi al cospetto di chi li aveva evocati) e bollata come opera pericolosa, la prima copia stampata vide ugualmente la luce a Roma nel 1629 e da allora le suggestioni, i misteri e le domande che le sue pagine suscitarono non hanno ancora smesso di destare dubbi, sospetti ed inquietudini.

Calì vi saluta e vi dà appuntamento al prossimo segreto da svelare.

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