lunedì 9 febbraio 2009

FABIO CALI' CERCATORE DI RICERCHE 7: Nessuna certezza sui Globster


Se vi dico Blob, cosa vi viene in mente? A coloro che hanno collegato il nome ad un satirico programma televisivo, rispondo che non era esattamente quello che volevo sentirmi dire. In realtà i Blob (o Globster), termine coniato nel 1962 da Ivan T. Sanderson nel 1960 per descrivere e definire un'enorme carcassa arenatasi in Tasmania, sono delle gigantesche masse organiche che per la loro resistenza a identificazioni e collegamenti con animali conosciuti, si differenziano dai più comuni scheletri marini. Tanti sono stati i ritrovamenti di fibrosi colossi simili, ma per quanto riguarda il caso della Tasmania va ricordato che non vennero trovati occhi, struttura ossea o una testa ben definita. Gli esperti di criptozoologia e di biologia hanno avanzato diverse ipotesi circa la natura di tali esemplari: si va dai calamari e dalle piovre giganti, passando per balene, megattere, capodogli o grandi squali in avanzato stato di decomposizione, fino alla probabilità più temuta e al tempo stesso più affascinante: che ci si trovi di fronte a giganteschi invertebrati completamente sconosicuti. Se alcune tra le carcasse ritrovate, nella maggior parte dei casi arenate sulla spiaggia, sono state identificate come effettivamente grandi animali marini conosciuti ai più, altre restano tutt'ora un enigma da decifrare. Dal 1896 in cui in Florida fu rinvenuto il primo globster, tanti anni sono passati. Sono stati analizzati blob simili a giganteschi orsi polari, ricoperti da un fitto pelo bianco ma con al posto della testa una strana proboscide e con la coda simile a quella delle aragoste (il che farebbe evidentemente disintegrare l'ipotesi dell'orso), simili a mastodontiche piovre, alte quasi tre metri, maleodoranti, con piccoli tentacoli disposti asimmetricamente e con la silhouette di un cappello a bombetta con le branchie, e strani esemplari con le zanne, il pelo lanoso delle pecore ma untuoso e gelatinoso al tatto e completamente privo di struttura ossea e cartilagine. L'unico elemento che li accomuna è l'estrema resistenza dei tessuti, oltre allo straordinario effetto di mostruosità che suscita in chi ci si imbatte. Il risultato di tante ricerche e tentativi di darsi una risposta? Il disorientamento più totale di fronte ai resti di animali che, la maggior parte dei ricercatori, non hanno esitato a commentare con impaccio e stordimento dichiarando, il più delle volte, "Non riesco ad immaginare niente che gli somigli".

Anche per oggi Calì ha fatto il suo dovere di cronista di misteri.

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