giovedì 12 febbraio 2009

Manoscritto di Voynich: truffa o messaggio?


Uno dei libri più misteriosi ed affascinanti del mondo non presenta alcun titolo, non si possiede alcun dato circa l'autore ed è scritto in una lingua sconosciuta o in un codice che mai nessuno è riuscito finora a decifrare. Noto oggi come Manoscritto di Voynich dal nome dell'antiquario russo che lo riportò alla luce frugando nel 1912 nella biblioteca gesuita di Villa Mondragone di Frascati, quando ormai chiunque lo dava per scomparso da più di trecento anni ed ormai irrimediabilmente perduto per sempre, il testo abbonda di illustrazioni che ritraggono sfere celesti ed animali, piante fantastiche e curiosi simboli magici. Persino donne nude. Oggi il manoscritto è conservato presso la biblioteca dell'università americana di Yale, ma i misteri che vi ruotano intorno sono davvero tanti. Soprattutto sulla sua origine e sul suo significato, due aspetti intorno ai quali si sono susseguite le ipotesi più fantasiose e suggestive. Pare che molti, in passato, erano convinti che il libro fosse stato compilato da Bacone poiché un tempo era celebre proprio come il prodotto frutto dell'ingegno del doctor mirabilis del XIII secolo. Fra i primi a supportare questa tesi, uno dei primi studiosi che ebbero la fortuna di esaminare il testo per primi, William Newbold, docente di filosofia presso l'università della Pennsylvania. Fu proprio lo stesso Newbold a dichiarare che ogni carattere del codice avrebbe contenuto tratti minimi corrispondenti ad un'antica pratica stenografica che celerebbero la descrizione esatta del microscopio e di altre straordinarie invenzioni di cui proprio Bacone era il padre. In realtà ricerche più approfondite hanno smentito categoricamente tale ipotesi poiché pare che i trattini di penna non fossero altro che banali macchioline d'inchiostro. Gli studi si moltiplicarono dopo la fine del secondo conflitto mondiale quando molti dei crittografi che avevano decifrato il codice Enigma e quello della Flotta Imperiale giapponese, iniziarono a dedicarsi a far luce su più antichi e misteriosi documenti cifrati, riuscendo a risolvere tutti i dilemmi tranne uno: proprio quello alla base del Voynich. C'è stato chi ha supposto un testo scritto in ucraino ma completamente privo di vocali, chi un'opera religiosa collegata ai Catari e scritto in una sorta di gramelot, una misto di termini appartenenti a lingue diverse e persino chi lo ritenne figlio di Leonardo da Vinci, senza contare chi ha avanzato l'ipotesi che ci si trovasse di fronte alla versione più segreta della leggendaria Clavicola di Salomone, testo magico per antonomasia. Non dimentichiamoci però che tanti sono stati i ricercatori pronti a giurare che si trattasse dell'opera di una civiltà extraterrestre, contenente chissà quali segreti ultraterreni ed extraumani. Al momento non siamo assolutamente in grado né di stabilire la paternità dell'opera, né di sentenziare che la soluzione al grande dilemma si trovi tra le teorie proposte nel corso del tempo ed appena citate. Certo è, però, che dai costumi dei personaggi illustrati e dallo stile dell'intera opera potremmo pensare che sia stato redatto non più tardi della fine del XIV secolo. In realtà il primo documento che lo cita risale al Seicento in cui in una lettera si menziona il probabile acquisto dello stesso testo da parte di Rodolfo II, imperatore dell'antico Sacro Romano Impero che lo pagò ben seicento ducati d'oro. A seguire pare che il manoscritto sia scomparso, non se ne sono trovate altre tracce, fino al 1666 quando il rettore dell'università di Praga, tal Joannes Marcus Marci, presumibilmente detentore del testo, chiese al gesuita Athanase Kircher, esperto crittografo, di poterne tentare la soluzione, decodificandolo e, finalmente, chiarendo ogni dubbio circa il suo significato ed il suo contenuto. Riapparve concretamente nel 1912 proprio in un convento di gesuiti, ma da allora nessuno ha mai saputo trovare la chiave per aprire questo enorme mistero. Recentemente c'è stato anche chi ha ipotizzato una burla ai danni di Rodolfo II, ma come avrebbe potuto un qualsiasi truffatore medioevale produrre ben 230 pagine con una struttura di base così lineare e perfetta? La Griglia di Cardano, strumento inventato dal grande algebrista italiano omonimo e caratterizzato da un foglio di cartone nel quale vengono praticati casualmente buchi rettangolari, si potrebbe arrivare ad una plausibile spiegazione del tutto. L'unico incoveniente è che la griglia (e quindi la disposizione degli spazi) deve essere assolutamente identica in tutto e per tutto a quella del mittente. Parole prive di senso o vero e proprio messaggio nascosto? Geniale rompicapo o sgradevole truffa? Difficile dirlo quando ci si trova di fronte ad un'opera così intensamente intricata e difficile da collocare nel tempo e nello spazio. Tante le ipotesi, poche quelle convincenti. Altrettanto numerosi gli studiosi che hanno provato a risolvere il mistero, nessuno che finora sia realmente riuscito nell'ardua impresa.

A presto dal vostro caro Calì.

1 commento:

Incunabolo ha detto...

Ho trovato questo interessante libro in proposito:
Il codice Voynich
http://www.eremonedizioni.it/libri/il_codice_voynich.htm