
Scritta dall'abate Tritemio intorno al 1500, pare che la versione della Steganographia messa al rogo dalla Chiesa contenesse oltre ai codici cifrati tuttora consultabili ma difficili da comprendere, il segreto e le modalità per comunicare a distanza senza minimamente far uso dei metodi allora tradizionali e comuni, come le lettere, i messaggeri e magari anche qualche piccione viaggiatore. Pubblicato per la prima volta nel 1606 a Francoforte, fino a quel giorno il testo veniva tramandato solo attraverso copie scritte manualmente. Prendendo in considerazione le probabili cattive trascrizioni, letture errate e le versioni corrotte rispetto all'originale, non possiamo che tenere presente che il testo giunto fino ai giorni nostri non è, non può essere e non sarà mai un testo attinente a quello del 1500. La supposizione, in questo caso, viene da sé. Dell'autore, a differenza di molti altri manoscritti segreti che restano immersi nel mistero più totale, sappiamo che fosse a conoscenza del latino, del greco, dell'ebraico e che fosse un profondo studioso interessato a diverse discipline, dalla mente aperta e piuttosto ricettiva. L'incontro che gli cambiò per sempre la vita avvenne nel 1479 quando, come riportano le attendibili testimonianze di eminenti storici, conobbe un Maestro dei Rosa+Croce. Divenne abate entrando in un monastero benedettino a soli vent'anni e sebbene alcuni iniziarono a considerarlo un santo, molti altri cominciarono a giudicarlo un mago: persino illustri personaggi come Cornelio Agrippa e Paracelso si recavano da lui per scambi di opinioni o semplici consulti. In seguito gli altri monaci, probabilmente esasperati dalla fama del loro abate così attivo e di cui molte voci non esitavano a collegare a manie di evocazione di morti illustri, lo deposero dalla sua carica e Tritemio, volontariamente, si ritirò in solitudine scrivendo numerosi manoscritti e meditando fino all'anno della sua morte, esattamente il 1516. Grande studioso ma altresì notevole comunicatore, pare che Tritemio avesse intenzione di lasciare tutto il suo sapere ai posteri, a chi, dopo di lui, fosse stato interessato ad approfondire gli strumenti comunicativi allora poco o affatto conosciuti. Al tempo stesso però non voleva che tutto il suo bagaglio di conoscenze ed importanti informazioni cadesse in mani sbagliate o che, peggio ancora, cadessero vittime dalla mannaia della censura ecclesiastica. Pertanto decise di nascondere ciascuna delle misteriose nozioni fra le pagine di manoscritti apparentemente insignificanti, giudicati comunque troppo espliciti e che la Chiesa mutilò ugualmente. La sua opera più grande, Steganographia, frammentata in tre volumi distinti, raccoglie le conoscenze ultraterrene dell'autore, dall'invocazione degli spiriti nelle varie e propizie ore del giorno, alle tabelle numeriche, passando per i calcoli astronomici. Da sottolineare che ogni invocazione che Tritemio ha fissato nero su bianco, inizia col nome dello spirito da invocare e prosegue con le parole, apparentemente astratte e senza alcun senso logico, che in realtà nascondono un messaggio teso alla realizzazione e allo sviluppo dell'invocazione stessa: i profani non l'avrebbero in alcun modo compreso e che gli iniziati, invece, avrebbero appreso alla perfezione.
Da Calì per ora è tutto.
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