lunedì 23 febbraio 2009

Picatrix e l'unione dei regni


La magia, si sa, spesso non ha limiti e va ad incrociare regni diversi. Il trattato arabo scritto in Egitto tra il 1047 e il 1051 ed attribuito a Maslama al-Magriti, incentra la propria straordinaria materia proprio sulle cosiddette simpatie che intercorrono tra i pianeti, gli animali, le pietre, le piante e tutto il resto, senza dimenticare le modalità con cui utilizzare per scopi magici quest'insieme di elementi speciali. Picatrix, questo sembra il nome del testo, annuncia anche la potenza dei sigilli e delle immagini attribuiti al celebre Ermete Trismegisto ed approfondisce ulteriori aspetti misteriosi. Questo fondamentale trattato di origine medioevale, viene chiaramente considerato un testo di magia talismanica ed evocatoria che ai tempi in cui venne composto e tradotto in latino (così da assumere il nome con cui noi oggi lo conosciamo), ebbe uno straordinario successo in ogni ambiente esoterico, particolarmente quando i massimi esponenti dell'Arte di quell'epoca specifica (Cornelio Agrippa, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola) iniziarono a studiarlo ed approfondirlo in ogni sua parte, traendone materialmente numerosi benefici. Sostanzialmente l'opera in questione insegnerebbe il modo attraverso cui sia possibile vaticinare sugli eventi futuri, illustrando anche i momenti migliori in cui avvicinarsi al testo stesso, in armonia con le posizioni planetarie e con l'intero cosmo. Le sue parole ne influenzarono molte altre, soprattutto quello pronunciate dai più grandi esoterici del passato. Attualmente alcune sezioni dell'opera sono conservate presso la Biblioteca dell'Arsenale di Parigi, ma chiunque può trovare il Picatrix in quasi tutte le librerie europee, sebbene valga la pena precisare che come qualsiasi altro manoscritto antico possa aver subito corruzioni e rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Come accade per tutti i segreti da occultare, anche il Picatrix non sfugge alla logica del mistero: agli occhi dei profani e per evitare i temibili tribunali inquisitori, il testo doveva risultare puerile, risibile e completamente privo di senso e significato logico, nonostante ogni suo frammento nascondesse sempre la sua propria verità assoluta, chiara e finalmente comprensibile agli iniziati. Alla luce di quanto appena affermato, non ci è dato conoscere cosa davvero intendesse dire l'autore con le sue formule, ma ci basti sapere, dopo aver accuratamente evitato di giocare con un testo che, come molti altri, è stato da sempre ritenuto oscuro e di magia perlopiù nera, che se altri maghi ed alchimisti non solo ne hanno preso in prestito i concetti, ma ne hanno riutilizzato gli incantesimi, certamente è un trattato da non sottovalutare e di cui parlare con molta cautela.

Anche per oggi, dal vostro calì è tutto.

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